LA STRATEGIA: DI PHIL GORDON
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LA STRATEGIA: DI PHIL GORDON
Una lezione di strategia dal pro di: Phil Gordon
Nello sforzo di semplificare le mie decisioni, ogni volta che è il mio turno a parlare, cerco di far scorrere lo stesso processo nella mia mente:
I miei avversari stanno giocando in modo conservativo? Aggressivo? Sconclusionato?
Quali sono le probabili mani che i miei avversari possono avere?
I miei avversari cosa pensano io abbia?
Una volta che ho risposto alla prima domanda, e sono abbastanza sicuro sulle possibili risposte alla seconda e terza domanda, passo alla domanda più importante:
Dovrei puntare o rilanciare?
Se penso di avere la mano migliore, quasi sempre la risposta è SI, quindi punto o rilancio.
Se penso che potrei indurre avversari più deboli fuori dal piatto con questa o con future puntate, quasi sempre la risposta è SI, quindi punto o rilancio.
Se penso che puntare o rilanciare non sia la giusta decisione, passo all’ ultima domanda:
Dovrei fare check (o passare)?
Se penso di avere la mano peggiore, quasi sempre la risposta è SI, faccio check o passo.
Se penso che i miei avversari sono forti, quasi sempre la risposta è SI, faccio check o passo.
Dopo un’attenta analisi, se non sono sicuro che sia meglio rilanciare o passare, penso che la decisione giusta sia quella di chiamare la puntata (o fare check).
Riscontro che anche in una situazione ovvia e banale, far scorrere questo processo nella mia mente, mi fa spesso trovare opportunità che i miei avversari possono non considerare.
E facendomi la domanda sul “rilancio” prima di quella sul “passare” o sul “check”, mi assicuro di giocare un poker aggressivo e vincente.
Provate a usare questo processo mentale la prossima volta che vi sedete ad un tavolo, e cercate di capire se questa semplificazione del vostro ragionamento, induce i vostri avversari a confrontarsi con decisioni più complicate
Phil Gordon
L'articolo è stato tratto da FULL TILT
Nello sforzo di semplificare le mie decisioni, ogni volta che è il mio turno a parlare, cerco di far scorrere lo stesso processo nella mia mente:
I miei avversari stanno giocando in modo conservativo? Aggressivo? Sconclusionato?
Quali sono le probabili mani che i miei avversari possono avere?
I miei avversari cosa pensano io abbia?
Una volta che ho risposto alla prima domanda, e sono abbastanza sicuro sulle possibili risposte alla seconda e terza domanda, passo alla domanda più importante:
Dovrei puntare o rilanciare?
Se penso di avere la mano migliore, quasi sempre la risposta è SI, quindi punto o rilancio.
Se penso che potrei indurre avversari più deboli fuori dal piatto con questa o con future puntate, quasi sempre la risposta è SI, quindi punto o rilancio.
Se penso che puntare o rilanciare non sia la giusta decisione, passo all’ ultima domanda:
Dovrei fare check (o passare)?
Se penso di avere la mano peggiore, quasi sempre la risposta è SI, faccio check o passo.
Se penso che i miei avversari sono forti, quasi sempre la risposta è SI, faccio check o passo.
Dopo un’attenta analisi, se non sono sicuro che sia meglio rilanciare o passare, penso che la decisione giusta sia quella di chiamare la puntata (o fare check).
Riscontro che anche in una situazione ovvia e banale, far scorrere questo processo nella mia mente, mi fa spesso trovare opportunità che i miei avversari possono non considerare.
E facendomi la domanda sul “rilancio” prima di quella sul “passare” o sul “check”, mi assicuro di giocare un poker aggressivo e vincente.
Provate a usare questo processo mentale la prossima volta che vi sedete ad un tavolo, e cercate di capire se questa semplificazione del vostro ragionamento, induce i vostri avversari a confrontarsi con decisioni più complicate
Phil Gordon
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Pollo64- Numero di messaggi : 83
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